I dipendenti sono la linfa vitale di un’azienda.
Un imprenditore per ottenere grandi risultati non può fare tutto da solo. Deve selezionare i migliori talenti e scegliere persone valide, competenti e professionali che diano un contributo concreto all’azienda.
I collaboratori di cui si circonda ogni imprenditore, sono la più grande risorsa a sua disposizione (sempre che li abbia scelti con cura) e la fonte principale del valore che ogni azienda riesce a creare per i suoi clienti.
Proprio per questo, se anche tu appartieni alla cerchia degli imprenditori lungimiranti, sai bene quanto è importante far crescere i propri dipendenti e costruire il contesto ideale per far sì che siano sempre soddisfatti e propositivi nel loro lavoro.
Altrimenti c’è il pericolo che vadano via e questo può essere un grande rischio.
Perché un dipendente che va via è un rischio per l’imprenditore
Uno dei miei motti in azienda è questo: le competenze si possono imparare.
Anche in un colloquio di selezione, cerco di approfondire le competenze del candidato ma l’aspetto su cui mi concentro di più è il suo carattere, il suo approccio al lavoro e la sua capacità di imparare velocemente.
In sintesi, la mia principale preoccupazione è capire se può crescere nel percorso che farà all’interno dell’azienda e se sarà in grado di aumentare il suo valore e, di conseguenza, di creare valore per tutta l’organizzazione.
Se si tratta di un’azienda sana e che opera con criterio e progettualità, ogni dipendente riesce a crescere sia dal punto di vista personale che professionale.
Poi arriverà ad un bivio: continuare questo percorso di crescita all’interno dell’azienda o “cambiare aria” e decidere di andare via.
Per te imprenditore può essere un bel problema, vero?
Ma il problema non è tanto il posto vacante che si crea (e che deve essere colmato il più velocemente possibile), ma l’enorme investimento fatto che, di colpo, risulta essere diventato completamente fallimentare.
Perché formare un dipendente non è una cosa da poco.
È sicuramente un dispendio di tempo, di energie e di denaro, tre fattori imprescindibili per formare il dipendente e portarlo a raggiungere un livello di competenze sempre più elevato.
Inoltre un dipendente che decide di lasciare l’azienda è molto probabile che vada a lavorare in aziende dello stesso settore e quindi potrebbe aumentare il valore dei competitor.
Sia per quanto riguarda l’investimento fatto sulla persona, sia per il possibile rafforzamento della concorrenza, un dipendente che va via è un rischio per l’imprenditore e può essere un danno notevole per la propria azienda.
Alla luce di tutto questo, una domanda che ogni imprenditore dovrebbe porsi è questa:
“Perché mai un dipendente dovrebbe lasciare la mia azienda?”
Esistono alcuni motivi principali che, a prescindere dal contesto aziendale, portano una persona a lasciare il proprio posto di lavoro.
Vediamo quali.
Perché i dipendenti lasciano un’azienda
Alla domanda (un po’ provocatoria) posta nel paragrafo precedente, nella maggior parte dei casi gli imprenditori danno una risposta vicina a queste due tipologie:
- ha trovato un’azienda che lo paga di più;
- ha trovato un’azienda che lo fa lavorare di meno.
Neanche a dirlo, queste due risposte sono a dir poco superficiali e non prendono neppure lontanamente in considerazione l’idea che ogni dipendente è, in primo luogo, un essere umano, una persona che ha al suo interno un intero universo di aspettative e di motivazioni.
Quindi, quali sono le vere ragioni che portano una risorsa ad abbandonare l’azienda?
Personalmente ho individuato sette veri motivi che ho avuto modo di constatare nella mia lunga esperienza di consulente in centinaia di aziende e che voglio condividere con te.
Motivazione N° 1 – Stagnazione
Gli esseri umani hanno un innato bisogno di varietà. Tendono ad annoiarsi facilmente se fanno sempre le stesse cose per troppo tempo. Proprio per questo nessuno ha la minima voglia di ritrovarsi in un’azienda in cui dovrà fare ogni giorno sempre le stesse e identiche attività. Se questa prospettiva risulta essere spaventosa, diventa davvero terrificante per chi dovrà fare sempre e solo quelle azioni per un anno, e poi per cinque, poi per dieci… e così via. Proprio per questo se non esiste un piano di carriera, o una struttura aziendale che permette l’avanzamento professionale, i tuoi collaboratori prima o poi (più spesso prima) sentiranno il bisogno di cambiare aria. Intanto, finché non accade ciò, sarà molto probabile avere in ufficio persone annoiate, demotivate, che rendono molto meno di quanto possono.
Motivazione N° 2 – Carichi eccessivi di lavoro
L’eccesso di lavoro può essere estremamente frustrante. Certo, è innegabile che in un’azienda ci possano essere dei periodi di stress, in cui il lavoro da svolgere ha un picco. Ma questa deve essere un’eccezione e non la norma. Un eccesso di lavoro crea nel collaboratore una situazione di questo tipo: stress, frustrazione e una stanchezza tale che, una volta fuori dall’ufficio, lo porta a non desiderare altro che tornare a casa, riposarsi e non fare nient’altro. In breve questa situazione porta il dipendente ad uno stato di quasi annullamento della sua vita privata. Man mano che questa situazione si prolunga, sentirà sempre più la necessità di scappare via, sino al punto in cui non troverà un’alternativa e non aspetterà un attimo di più per dirti addio.
Motivazione N° 3 – Una vision molto vaga
Col termine vision si intende la prospettiva dell’azienda: quello che vuole ottenere, la crescita verso quale tende, il modo in cui vuole imporsi sul mercato. Quando un’azienda non ha una vision chiara, o ne ha una che risulta essere troppo ambiziosa, senza un vero piano operativo volto a trasformarla da sogno a realtà, ecco che le frustrazioni tornano alla carica. E non solo: l’intera azienda perde credibilità agli occhi dei collaboratori. Ci sono casi in cui, anche quando esiste una vision chiara, questa non viene comunicata ai dipendenti. A tale riguardo voglio farti una domanda: investiresti mai il tuo tempo e la tua energia per qualcosa di indefinito? Se la tua risposta è “no” hai indovinato. Molto probabilmente è anche la risposta dei tuoi collaboratori.
Motivazione N° 4 – Mettere i profitti prima delle persone
Su questo punto voglio essere diretto, anche a rischio di risultare brutale: quando un’azienda mette il risultato economico prima delle persone, prima o poi i collaboratori migliori andranno via. Quelli che resteranno con molta probabilità saranno solo i mediocri o gli apatici, incapaci di trovare un nuovo posto di lavoro. Il risultato? Presto detto: una cultura aziendale di stampo molto ma molto basso, morale sotto le suole delle scarpe e, con ottime probabilità, anche l’insorgere di problemi di stampo disciplinare. Niente male, eh? Con questo non voglio dirti che le casse dell’azienda non sono un aspetto importante ma, come ho scritto all’inizio dell’articolo, il successo sul lungo periodo si basa sulle persone, perché sono loro che permettono all’azienda di raggiungerlo.
Motivazione N° 5 – L’assenza del riconoscimento
Un altro bisogno di ogni essere umano è quello di vedere riconosciuto ciò che fa. Quando riconosci l’impegno, gli sforzi e i risultati dei tuoi dipendenti aumenti la loro motivazione, li fai sentire bene e, allo stesso modo, li sproni a fare sempre di meglio. Non si tratta solo di un modo per dare a Cesare quel che è di Cesare, ma anche per migliorare le loro prestazioni. Non è necessariamente una questione di denaro: ci sono centinaia di altri modi. Ad esempio una parola gentile non costa nulla, così come un elogio; anche quello è gratuito. Devi pensare ai tuoi dipendenti come a dei fiori in una serra: se non ti prendi cura di loro finiranno inevitabilmente per appassire.
Motivazione N° 6 – L’assenza di fiducia
Esistono due tipi di dipendenti: quelli per cui un’azienda vale l’altra, e quelli che ci tengono a stare in un posto di lavoro nel quale si riconoscono. Dal mio punto di vista è ben poco utile puntare sulla prima tipologia e, di conseguenza, non lo prenderò neppure in considerazione. Quelli della seconda tipologia, invece, sono quelli che possono fare la differenza. Proprio per questo se si rendono conto di comportamenti poco etici, o per nulla corretti, ecco che cominceranno a sviluppare una mancanza di fiducia. E questo può essere un grosso problema, perché la fiducia è alla base dei rapporti tra le persone; specialmente in un’azienda le persone devono sapere di poter contare le une sulle altre.
Motivazione N° 7 – Un eccesso di gerarchia
Una cosa è certa: ogni azienda ha bisogno di una struttura, ha bisogno di un leader, così come di follower. Ma stiamo pur sempre parlando di un’azienda e non di un battaglione dell’esercito! I dipendenti devono comprendere che la struttura di un’azienda ha una finalità organizzativa. Per tutto il resto bisogna essere fluidi. A tale riguardo voglio raccontarti una storia interessante. Ad essere sincero non so quanto sia vera e quanto, invece, sia solo una leggenda, ma la trovo comunque molto esplicativa. Durante una riunione dei dirigenti della Colgate, si cercava un modo per indurre i consumatori a usare più dentifricio. Qualcuno propose di fare delle campagne di prevenzione, qualcun altro si incentrò sul creare degli spot che facevano percepire maggiormente il rischio di infezioni e carie. Ma nessuna di queste idee andava bene. Per questo la riunione andò così per le lunghe che quelli delle pulizie cominciarono a dare una spazzata alla sala. Uno di loro, mentre i dirigenti parlavano, prese la parola e disse: “Ma non sarebbe più facile fare il beccuccio del tubetto più largo?” I dirigenti restarono a bocca aperta: era un’idea geniale che non era venuta in mente a nessuno di loro.
Come puoi vedere le motivazioni che spingono un collaboratore a lasciare l’azienda sono molto più complesse di quelle che possono sembrare in apparenza.
Quello che può fare una grande differenza nel tuo lavoro è ricordare sempre che i tuoi dipendenti sono le tue braccia e le tue gambe. Tu sei la grande mente e, in quanto tale, hai bisogno di loro per ottenere i risultati che ti sei prefissato.
Prenditi cura delle persone e il successo sarà la più ovvia conseguenza.
A presto
Roberto